50 anni fa, nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969, Neil Armstrong, comandante della missione americana Apollo 11, fu il primo uomo a mettere piede sulla Luna e a camminare su un suolo diverso da quello terrestre. Quello che per anni era appartenuto alla fantascienza divenne così realtà. Circa 900 milioni di persone seguirono la diretta televisiva della passeggiata lunare degli astronauti americani.

Il viaggio verso la Luna era cominciato 4 giorni prima, il 16 luglio 1969, alle ore 9:32 ora locale, dalla base di lancio di Cape Canaveral, in Florida, quando il razzo Saturno V lasciò la rampa 39a del Kennedy Space Center ed entrò nell’orbita terrestre 12 minuti dopo.

La squadra che salì a bordo, oltre che dal comandante Neil Armstrong, era composta da Edwin Aldrin, detto Buzz, pilota del modulo lunare Eagle e da Michael Collins, pilota del modulo di comando Columbia.

Ci vollero 3 giorni prima che l’Apollo 11 giungesse nell’orbita lunare e un altro perchè la squadra potesse iniziare la 2afase della missione. Quando furono pronti, Armstrong e Aldrin salirono sul modulo lunare Eagle e si staccarono dal modulo di comando Columbia che continuò ad orbitare a 100 km dalla Luna pilotato da Collins, mentre gli altri 2 astronauti scesero verso la superficie.

L’ultima fase dell’allunaggio era la più pericolosa e venne seguita dalla base di controllo di Houston, che avrebbe dato immediatamente l’ordine di sospendere la missione se qualcosa fosse andato storto.


Il modulo lunare durante la discesa era guidato dal computer di bordo e si stava dirigendo verso un’area sassosa vicina ad un cratere. A 13 km dal suolo il comandante Neil Armstrong prese allora i comandi manuali e cercò un posto migliore dove atterrare, il cosiddetto “Mare della Tranquillità”. Quando finalmente ci riuscì, erano rimasti solo 20 secondi di autonomia, infatti il carburante era sufficiente solo per una discesa di 12 minuti. L’allunaggio avvenne alle ore 22:17 ora italiana. Sei ore più tardi, il 21 luglio, alle ore 4:56 ora italiana, Armstrong scese per primo dalla scaletta del modulo e poggiò il suo piede sinistro sulla superficie della Luna. Egli lo definì “un piccolo passo per l’uomo, ma un gigantesco balzo per l’umanità”, infatti questo “piccolo passo” ha cambiato il corso della storia perchè l’uomo ha superato i confini della Terra e ha conquistato la Luna. Armstrong attivò poi la telecamera per inviare le immagini sulla Terra, mentre Aldrin lo seguì poco dopo e guardandosi intorno, parlando con la base, definì il paesaggio una “magnifica desolazione”.


I 2 trascorsero circa 2 ore e mezza al di fuori della navicella, disponendo gli strumenti scientifici, fotografando e raccogliendo campioni di rocce, riportandone sulla Terra 21 chili e mezzo. Terminato il lavoro, piantarono con qualche difficoltà la bandiera statunitense e sotto appoggiarono una targa d’acciaio inossidabile con inciso: “Qui, uomini del pianeta Terra, posero piede sulla Luna per la prima volta nel luglio 1969. Siamo venuti in pace a nome di tutta l’umanità.” Successivamente Armstrong e Aldrin risalirono a bordo del modulo lunare per riposarsi prima di ripartire, poi staccarono il modulo di discesa dell’Eagle che rimase sulla Luna e decollarono con il modulo di salita verso l’orbita lunare per ricongiungersi al Columbia dove li attendeva Collins.

I tre astronauti rientrarono il 24 luglio poco prima dell’alba, ammarando nell’Oceano Pacifico, a sud-ovest delle Hawaii.

L’equipaggio venne recuperato e portato in isolamento, in un mezzo completamente sigillato, per evitare il rischio di contaminare la Terra con qualche virus o batterio alieno.

Solo il 10 agosto gli astronauti poterono finalmente riprendere la loro vita normale e celebrare pubblicamente il successo della missione, salutati come degli eroi della patria e ricevendo delle importanti onorificenze dello Stato, come la Medaglia Presidenziale della Libertà.

Inoltre il cratere lunare Armstrong, a 50 km dal luogo dell’allunaggio dell’Apollo 11, e l’asteroide 6469 Armstrong, scoperto nel 1982, sono stati chiamati così in onore dell’astronauta americano.

La teoria del complotto lunare

La teoria del complotto lunare è l’ipotesi secondo cui le missioni del programma Apollo non hanno realmente trasportato gli astronauti sulla Luna e le prove degli allunaggi sono state falsificate dalla Nasa, con la collaborazione del governo degli Stati Uniti, in competizione con l’Unione Sovietica per la “conquista dello spazio”. Secondo i teorici del complotto, lo sbarco sulla Luna è stato simulato in uno studio cinematografico dal regista Stanley Kubrick, famoso per gli effetti speciali nel film “2001: Odissea nello spazio”, uscito nel 1968. Secondo altri, l’allunaggio è stato inscenato dalla Nasa per il timore di perdere il budget assegnatole, che ammontava a 30 miliardi di dollari. Un’altra versione ancora sostiene invece che lo sbarco sulla Luna c’è stato veramente, ma la Nasa ha diffuso false fotografie per evitare che altre nazioni traessero beneficio dalle informazioni scientifiche deducibili dalle vere fotografie.

I complottisti basano la loro teoria su presunte incongruenze nelle fotografie e nei filmati delle missioni o citano alcune morti accidentali dei piloti coinvolti nelle missioni come prova di un ipotetico insabbiamento.

Gli scienziati sostengono però che le missioni sono state reali e quindi che l’uomo ha realmente camminato sulla Luna. Anche l’astronauta Michael Collins, così come altri esperti, ha fatto notare la complessità di falsificare 6 allunaggi nell’arco di 3 anni, coinvolgendo troppe persone, infatti il complotto non poteva limitarsi solo alla Nasa ma anche al personale esterno, come gli ingegneri delle ditte private che si occuparono della costruzione dei mezzi spaziali. Inoltre, se la Nasa avesse deciso di falsificare gli allunaggi, sarebbe stato logico fare pochissime fotografie, non girare video o fare filmati brevi, non dare appalti esterni e non fornire abbondanti notizie alla stampa.

Molte sono le prove del falso allunaggio fornite dai complottisti, ma la Nasa ha fornito delle spiegazioni a tutte.


La prova più famosa a sostegno della teoria del complotto è l’immagine della bandiera americana piantata da Armstrong e Aldrin che sventola nonostante sulla Luna non ci sia nessun vento che possa causare il movimento di essa. La Nasa ha spiegato che la bandiera presentava delle increspature perchè era conservata in un tubo sottile e non era stata spiegata prima di essere piantata, mentre l’effetto svolazzante fu una reazione della bandiera alla forza impressa dagli astronauti sul palo di alluminio, che nel video si vede chiaramente ondeggiare.

Un’altra prova del falso allunaggio è la totale mancanza di stelle in ognuna delle foto e dei video, che invece dovrebbero essere sempre visibili perchè non ci sono nuvole sulla Luna e dovrebbero essere più brillanti di quando le vediamo sulla Terra perchè sulla Luna non c’è atmosfera. I complottisti sostengono che per la Nasa era impossibile mappare l’esatta posizione di tutte le stelle e quindi le ha escluse appoggiandosi alla scusa della bassa qualità delle foto.

La scarsa qualità delle fotografie servirebbe a spiegare anche l’oggetto misterioso riflesso sul casco di un astronauta della missione Apollo 12, che sembra un faretto di un set cinematografico.

I teorici del complotto inoltre hanno notato nei video e nelle foto dell’allunaggio l’assenza di un cratere d’impatto sotto il modulo lunare, ma la Nasa a questo proposito sostiene che in condizioni di bassa gravità il peso del modulo è inferiore rispetto a quello che avrebbe sulla Terra e inoltre essendo la superficie lunare di solida roccia non sarebbe stato comunque possibile avere un cratere d’impatto.

Per raggiungere la Luna, gli astronauti hanno dovuto attraversare le “Fasce di Van Allen”, delle zone radioattive a forma di ciambella che circondano la Terra ad eccezione dei poli. Esse si trovano tra la Terra e la Luna e sono un effetto del campo magnetico terrestre. Secondo i complottisti l’alto livello delle radiazioni sarebbe stato letale per gli astronauti, ma in realtà già nel ’66 la missione americana Gemini 11 e nel ’68 una sonda sovietica, con a bordo delle cavie animali, le attraversarono senza problemi. Inoltre la missione Apollo 6 portò in orbita una capsula per testare la capacità del veicolo di bloccare le radiazioni. Come ha spiegato lo stesso James Van Allen che scoprì le fasce nel 1958, le missioni lunari con equipaggio seguirono traiettorie calcolate proprio per aggirare la zona centrale di esse e attraversare rapidamente le loro zone esterne di minor intensità. Anche gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale ne attraversano periodicamente una zona, denominata “anomalia del Sud Atlantico”.

Molte altre prove vengono fornite dai teorici del complotto, ma le immagini della sonda giapponese Selene, lanciata nel 2007 e che ha eseguito delle foto della zona in cui è sbarcato l’Apollo 15, risultano perfettamente corrispondenti con quelle scattate dagli astronauti americani nel 1971, così come le immagini della sonda indiana Chandrayaan1 che rilevano i segni dell’allunaggio del modulo lunare della stessa missione. Inoltre nel 2009 la Nasa ha cominciato a divulgare le foto delle zone degli allunaggi acquisite durante la missione LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter) che mostrano ciò che rimane dei moduli lunari sulla superficie, alcune apparecchiature usate per gli esperimenti scientifici e le impronte lasciate da un astronauta della missione Apollo 17 e degli pneumatici lasciate dal Rover lunare.

John Fitzgerald Kennedy e lo sbarco dell’uomo sulla Luna

Lo sbarco dell’uomo sulla Luna era stato promesso agli americani dal presidente John Fitzgerald Kennedy durante una sessione speciale del Congresso avvenuta il 25 maggio 1961, in cui dichiarò che entro il decennio gli Stati Uniti sarebbero riusciti a far atterrare un uomo sulla Luna e a riportarlo sano e salvo sulla Terra.

Inoltre aggiunse che non c’era mai stato nessun progetto spaziale più impressionante per l’umanità o più importante per l’esplorazione dello spazio e nessuno così difficile e costoso da realizzare.

Questo obiettivo fu ribadito da Kennedy in un ulteriore celebre discorso pronunciato alla Rice University di Houston il 12 settembre 1962, in cui disse che la decisione di intensificare l’impegno nello spazio era tra le più importanti prese durante il suo mandato presidenziale e che era determinato a vincere la sfida di andare sulla Luna entro il decennio. Infatti, come aveva detto egli stesso durante la campagna elettorale, il suo programma, denominato la “nuova frontiera”, non era un insieme di promesse, ma un insieme di sfide.

Durante questo discorso aggiunse inoltre che questo impegno nello spazio aveva già dato vita a molte nuove aziende e decine di migliaia di nuovi posti di lavoro e che nella città di Houston sarebbe stato creato il Manned Spacecraft Center, stazione di controllo del programma Apollo.

La proposta del presidente ricevette un immediato sostegno sia da ogni forza politica sia dall’opinione pubblica, infatti il primo bilancio del programma spaziale Apollo fu votato all’unanimità del Senato e i fondi disponibili per la Nasa (Amministrazione Nazionale per l’Aeronautica e lo Spazio), istituita il 29 luglio 1958, aumentarono considerevolmente.

John Fitzgerald Kennedy era diventato il 35° presidente degli Stati Uniti nel novembre 1960, a soli 43 anni, infatti fu il più giovane presidente della storia fino ad allora.

Kennedy nacque a Brookline, un quartiere di Boston, il 29 maggio 1917. Apparteneva ad una numerosa famiglia irlandese. Frequentò le migliori scuole, come l’università di Harvard, pubblicando la sua tesi di laurea, che fece di lui un giovane scrittore di successo.

In guerra, anche se era stato riformato, si fece arruolare ed ebbe il comando di una vedetta lanciatorpedini, meritandosi numerose decorazioni per i suoi atti di valore.

Nel 1946 ottenne il 1° successo politico, infatti venne eletto deputato del Massachussettes con il 70% dei voti. Come aveva promesso nella sua campagna elettorale, egli cercò di migliorare i salari, le condizioni di lavoro, gli alloggi dei più poveri.

Una sua opera, “Profili di uomini coraggiosi”, accrebbe la sua fama nel paese e gli fece vincere importanti premi letterari.

Nel 1952 venne eletto senatore e divenne il difensore più accanito dei diritti dei neri americani, la cui condizione era per lui un problema morale che la legislazione non poteva risolvere se prima non trovava una soluzione definitiva nel cuore degli americani. Nel 1960 Kennedy, già candidato alla presidenza, incontrò Martin Luther King e gli promise il suo sostegno nella lotta per la conquista dei diritti civili dei cittadini di colore, che portò nel 1964 all’emanazione negli Usa del Civil Rights Act, che stabiliva l’uguaglianza di tutti i cittadini, bianchi e neri.

Nei giorni in cui annunciò alla stampa di essere il candidato del partito democratico degli Stati Uniti (gennaio 1960), uscì un suo libro, “ Strategia di pace”, in cui parlava degli obiettivi a cui mirava, che riguardavano, oltre la difesa dei diritti dei neri, una coesistenza pacifica con l’Urss e trattative per il disarmo atomico, dando quindi fiducia alle speranze di pace nel mondo.

Dopo la sua elezione infatti Kennedy favorì la creazione dei “Corpi di pace”, cioè dei gruppi di volontari americani impegnati nella realizzazione di programmi di cooperazione internazionale a livello economico e politico.

Inoltre Kennedy affrontò il problema del “terzo mondo”, cercando di far stanziare cifre sempre più alte per aiutare i popoli giovani “ad aiutarsi da soli”.

Per quanto riguarda la politica interna, Kennedy favorì una notevole crescita economica e varò un piano di assistenza sociale per i più disagiati.

Nel 1961 cercò senza successo di rovesciare il governo comunista instaurato nel 1959 a Cuba da Fidel Castro, per il timore che il comunismo si diffondesse in tutta l’America latina.

L’anno successivo ci fu la cosiddetta “crisi dei missili” di Cuba, quando degli aerei spia americani, sorvolando l’isola, scoprirono che i sovietici avevano costruito delle rampe di lancio per missili nucleari in grado di colpire gli Stati Uniti. Kennedy allora diede l’ordine di intercettare le navi sovietiche che trasportavano i missili verso l’isola.

Ci furono così 13 giorni di tensione (15-28 ottobre) in cui si temeva una guerra nucleare e dei tentativi di mediazione, incluso quello di Papa Giovanni XXIII, finchè Chruščëv, il leader dell’Urss, ordinò alle navi di invertire la rotta e promise di rimuovere le rampe missilistiche dall’isola, mentre Kennedy si impegnò a non invadere Cuba. Inoltre i 2 leader firmarono una serie di trattati con cui proibirono gli esperimenti nucleari nell’atmosfera e in acqua e installarono il cosiddetto “telefono rosso” tra Mosca e Washington, cioè una linea telefonica diretta per rendere veloce la comunicazione tra le 2 potenze.

Un altro motivo di tensione tra Usa e Urss era la città di Berlino, divisa tra una zona di occupazione sovietica a est e una controllata dagli occidentali a ovest. Nel 1961, per evitare le continue fughe da Berlino Est a Berlino Ovest, venne costruito il muro di Berlino. Per fare conoscere al mondo la posizione degli Usa riguardo ad esso, Kennedy tenne un discorso a Berlino Ovest nel 1963, definendo il muro come un’offesa per l’umanità che divideva un popolo, un pericolo per la pace in Europa e una negazione della libertà dell’uomo.

Kennedy venne ucciso a colpi di fucile il 22 novembre 1963 alle ore 12:30 ora locale, all’età di 46 anni, mentre transitava su una limousine scoperta per le vie di Dallas, lasciando la moglie Jacqueline e 2 figli.

Anche il suo assassino, Lee Harvey Oswald, catturato dalla polizia, venne ucciso a sua volta poco dopo dal criminale Jack Ruby, portandosi nella tomba i segreti legati all’attentato. Per scoprire i mandanti e le motivazioni dell’omicidio venne creata una commissione d’inchiesta (la commissione Warren), che in un anno arrivò alla conclusione che il presidente fu colpito da un solo uomo. Ad Oswald vennero attribuiti problemi psichiatrici, ma il dubbio che il presidente Kennedy sia stato vittima di un complotto rimane ancora oggi.

The Apollo Space Program

In 1961 President John F. Kennedy gave his country a huge challenge: he wanted NASA to send a man to the Moon before the end of the 1960s!

NASA called the program to go to the Moon “Apollo”. Engineers designed a huge new rocket called the Saturn V rocket. Its job was to take a new type of spacecraft, called “Apollo”, into space. The Saturn V rocket weighed 3000 tonnes and it’s still the largest rocket in history. It was as tall as the Statue of Liberty, in New York!

Sadly, three astronauts died in a fire during a launch pad test of the first Apollo spacecraft. But the program continued with five more Apollo spacecraft that were unmanned flights for testing.

In October 1968, Apollo 7 was the first mission that brought a crew into space, while in December the Apollo 8 spacecraft orbited the Moon for the first time. The astronauts took some beautiful photos of the Moon and the Earth.

Then finally, after two more Apollo missions, on Monday 21stJuly 1969, 9 years after Kennedy’s challenge, Apollo astronauts Neil Armstrong and Buzz Aldrin became the first people in history to walk on the Moon.

Between 1969 and 1972, five more Apollo spacecraft and ten more astronauts landed on the Moon, with the break for the Apollo 13 incident. In fact in 1970, during the flight to the Moon, there was an explosion on the service module. The astronauts couldn’t land on the Moon, but returned to Earth thanks to their skills and the efforts of controllers and technicians.

In the end, the program was too expensive to continue. The last Apollo spacecraft to visit the Moon was Apollo 17. It left the Moon on 14thDecember, 1972. Since then, nobody has been there.

Scoperte scientifiche delle missioni lunari


Le missioni Apollo hanno conseguito risultati scientifici molto importanti. Gli astronauti americani hanno riportato sulla Terra molti campioni di rocce lunari, di cui alcune antichissime. Famosa è la cosiddetta “roccia della Genesi”, che ha 4,1 miliardi di anni, ma ne sono state trovate anche di più antiche, fino a quasi 4,5 miliardi di anni. Esse hanno permesso di ottenere delle preziose informazioni sulla composizione del suolo lunare, sulla storia della Luna e sul periodo di formazione del Sistema Solare. Infatti i campioni lunari hanno età che sono in gran parte simili, mediamente intorno a 3,9 miliardi di anni, e sono stati raccolti quasi tutti nei mari della Luna dove le missioni Apollo, ad eccezione dell’Apollo 16, sono atterrate.

I mari sono regioni di rocce basaltiche, che si sono formate per la fuoriuscita di lava dal sottosuolo. La relativa omogeneità delle età dei mari indica che intorno a 4 miliardi di anni fa ci fu una fase di intenso bombardamento del suolo lunare da parte di asteroidi, che ha innescato la fuoriuscita di lava e la formazione dei mari. Esso ha interessato tutti i pianeti e le lune del Sistema Solare, ma sulla Terra non ne rimane quasi traccia perchè la sua superficie è continuamente rimodellata dalla tettonica e dai fenomeni atmosferici. E’ stato proprio questo bombardamento a portare sulla Terra grandi quantità di acqua, fondamentale per la vita, sotto forma di ghiaccio.

Nuove analisi dei campioni di rocce portati sulla Terra dalle missioni Apollo 15 e 17 hanno mostrato che la Luna un tempo aveva un’atmosfera di gas e vapore acqueo. Nei campioni prelevati dalle pareti rocciose dei mari lunari, sono state trovate quantità di acqua, che un tempo era vapore acqueo, monossido di carbonio e zolfo che hanno permesso di calcolare in che quantità questi gas venivano emessi durante le eruzioni vulcaniche avvenute sulla Luna tra 3,8 e 3,5 miliardi di anni fa. Calcolando poi il tempo necessario affinchè questi gas si disperdessero, si è visto che le emissioni sono state sufficienti per mantenere intorno alla Luna un’atmosfera spessa qualche decina di km per circa 70 milioni di anni.

Dai campioni lunari sono arrivate risposte anche sulla formazione del nostro satellite. Prima delle missioni Apollo c’erano diverse teorie al riguardo, per esempio che la Luna fosse stata catturata dalla Terra dopo che entrambi i corpi si erano formati oppure che fossero nate contemporaneamente ma separatamente dalla stessa nube di gas e polveri da cui nacque tutto il Sistema Solare o ancora che la Luna si fosse formata da materiale scagliato via dalla Terra, che in origine ruotava su se stessa molto più rapidamente di quanto faccia ora.


Le analisi mineralogiche delle rocce lunari sono state fondamentali per scoprire che il materiale di cui è composta la Luna è molto simile a quello della Terra. Dopo le missioni Apollo è nata così la teoria del grande impatto, secondo cui la Luna si è formata dopo che un pianeta di dimensioni simili a quelle di Marte si è scontrato con il nostro, quando ancora stava formandosi, e la collisione scagliò nello spazio il materiale da cui ebbe origine la Luna.

Dopo l’ultima missione umana, l’Apollo 17 del 1972, a cui partecipò anche un geologo, sono stati raccolti altri campioni di rocce da sonde sovietiche, mentre molti provengono da meteoriti di origine lunare precipitati sulla Terra.

Inoltre da allora si sono succedute oltre 20 missioni, per lo più orbitali, per studiare la composizione chimica del suolo.

Nelle future missioni, studiare la Luna sarà come vedere una foto della Terra miliardi di anni fa senza l’azione dell’atmosfera, dei terremoti e della vegetazione e potrà svelarci la frequenza degli impatti di asteroidi nella storia del Sistema Solare, visto che le tracce di quelli caduti su di essa sono visibili e intatte. Analizzando le immagini satellitari della Luna infatti è stato possibile ricostruire le età dei crateri e scoprire che negli ultimi 290 milioni di anni si sono abbattuti sulla Luna da 2 a 3 volte più asteroidi che nei precedenti 700 milioni di anni, forse a causa di grandi collisioni avvenute negli asteroidi tra Marte e Giove. Forse uno di essi, cadendo sulla Terra 66 milioni di anni fa, fece estinguere i dinosauri.

Inoltre una volta sulla Luna si potrà misurare il flusso termico dell’interno, penetrando il suolo per qualche metro, in modo da capire come è fatto il sottosuolo.

Infine la Luna è un punto strategico per l’osservazione astronomica, infatti la faccia nascosta potrebbe essere un luogo ideale per installare un radiotelescopio capace di captare le onde radio senza il disturbo elettromagnetico delle sorgenti terrestri. Inoltre lì si potrebbero studiare i raggi cosmici e le particelle subatomiche più sfuggenti.

Le risorse energetiche lunari

Nel 1994 la sonda statunitense Clementine ha individuato delle tracce di ghiaccio d’acqua in prossimità dei poli lunari e nel 2009 altre due sonde lanciate dagli Stati Uniti hanno confermato definitivamente la presenza di ghiaccio d’acqua in prossimità del Polo Sud lunare.

L’acqua è la risorsa lunare più preziosa ed è fondamentale per una futura presenza umana sulla Luna, ma soprattutto può essere scomposta in idrogeno e ossigeno, i propellenti liquidi delle sonde e dei razzi. Il nostro satellite diventerà quindi la stazione di rifornimento spaziale del futuro.

L’acqua è stata trasportata sulla Luna da asteroidi e comete precipitati sul suo suolo nella sua lunga storia ed è rimasta lì senza evaporare, infatti nei crateri lunari che non ricevono mai luce ci sono depressioni dove l’acqua rimane ghiacciata perchè la temperatura è di -170°C. Altra acqua è intrappolata negli strati sotto la superficie e le rocce porose fanno da isolante anche quando durante il giorno le parti illuminate toccano i 110°C all’equatore.

I satelliti che hanno esaminato i poli lunari stimano che in ognuno di essi può esserci 1 miliardo di tonnellate di acqua ghiacciata. Per sapere però se essa è presente sotto forma di lastre di ghiaccio o è intrappolata nei pori delle rocce, se è pura o contaminata da zolfo e ammoniaca, sono necessarie delle rilevazioni più dettagliate, ecco perchè sono in programma diverse missioni di studio con satelliti, lander e robot. La più importante è Prospect, prevista da Esa e Russia nel 2022 al Polo Sud lunare. Si tratta di un lander con un trapano capace di penetrare fino a 1 metro nel terreno che estrarrà campioni di roccia e ne esaminerà i componenti chimici nel laboratorio di cui è dotato.

L’acqua comunque non è l’unica risorsa ad interessare l’uomo, infatti la crosta della Luna, essendo simile a quella della Terra, è ricca di silicio, potassio, ossigeno, magnesio, ferro, titanio, calcio, alluminio.

Tra le risorse lunari sono molto importanti anche i minerali del gruppo del platino (rutenio, rodio, palladio, osmio, iridio), che sulla Terra sono tutti rari e costosi. Essi vengono usati per la fabbricazione di numerosi apparecchi di laboratorio, nelle protesi dentarie, in chirurgia, nell’oreficeria e in molti altri settori.

Inoltre sulla Luna sono presenti le cosiddette “terre rare”, molto importanti per la tecnologia terrestre per realizzare per esempio cellulari, computer, elettrodomestici, batterie dell’auto. Nei cellulari sono presenti in genere 9 terre rare e se non le avessimo a disposizione essi sarebbero più grandi, pesanti e costosi. Tra i 17 elementi di questo gruppo, il più importante è il neodimio, utilizzato nei magneti, determinanti per la costruzione di motori elettrici, turbine eoliche, dischi fissi per computer e permettono di ottenere prestazioni incomparabili negli altoparlanti, negli auricolari e nei microfoni. Il gallio e l’indio invece sono impiegati nelle lampadine a led e nei pannelli solari di nuova generazione, mentre il cobalto è utilizzato nelle batterie ricaricabili. Le “terre rare” sono sempre più costose perchè difficili da reperire e da estrarre, infatti i giacimenti maggiori sono in mano a pochi paesi, tra cui la Cina.

Non avendo atmosfera, la Luna non ha filtri che ostacolano l’arrivo del vento solare, ricco di particelle, e di asteroidi, che depositano sul suolo elementi antichissimi del Sistema Solare. Il più ambito è l’elio-3, considerato “la fonte d’energia del futuro”. E’ un isotopo dell’elio composto da 2 protoni e un neutrone e si pensa di usarlo nelle centrali a fusione, che ottengono 4 volte più energia delle attuali centrali a fissione, ma senza produrre rifiuti radioattivi. Sulla Terra l’elio-3 è molto raro e sepolto a oltre 10 km di profondità, mentre sulla Luna è abbastanza diffuso anche nelle rocce in superficie e si stima che il nostro satellite ne possieda più di un milione di tonnellate.

Inoltre la Luna, proprio perchè è priva di atmosfera e quindi di vento e di nuvole, è un ambiente perfetto per la collocazione di pannelli solari, infatti si pensa di realizzare una struttura di pannelli solari a forma di anello intorno alla superficie del satellite, costruendo sulla Luna un piccolo esercito di robot per estrarre le risorse necessarie a costruire i pannelli stessi. Per trasferire l’energia sulla Terra si potrebbe poi trasmetterla ad apposite antenne sulla superficie terrestre usando laser o microonde. Avremmo così a disposizione una fonte di energia inesauribile, potenzialmente capace di sostituire tutte le risorse energetiche che usiamo oggi, con enormi vantaggi per economia e ambiente.

La Luna è quindi la miniera d’oro del futuro, ecco perchè è iniziata una nuova “corsa alla Luna”.

Il ritorno alla Luna:

la colonizzazione


Il 2019 non è solo il 50° anniversario dello sbarco sulla Luna, ma è anche l’anno che segnerà l’inizio della sua riconquista, un grande progetto che fa sognare tutta l’umanità. Infatti la Nasa ha in programma 12 nuovi progetti che dovrebbero partire proprio entro la fine dell’anno, per analizzare nel dettaglio la composizione del suolo lunare, focalizzando l’attenzione sullo studio delle radiazioni presenti sulla superficie.

Anche le agenzie spaziali di Europa, Russia, Canada e Giappone stanno preparando delle missioni esplorative, in vista della costruzione di una stazione orbitante tra la Terra e la Luna e di una base permanente su di essa. Lo scopo delle future missioni spaziali non sarà quindi l’esplorazione ma la colonizzazione, infatti questa volta torneremo sulla Luna per restarci.

Anche l’India e la Cina, a cui va il primato dell’invio nel 2013 di un veicolo sulla faccia nascosta della Luna, stanno investendo sempre più risorse nei loro programmi spaziali.

Il Lunar Gateway è stato progettato proprio da queste agenzie spaziali, così come la Stazione Spaziale Internazionale, ma sarà più piccolo, leggero ed economico di essa. Avrà però una maggiore schermatura dalle radiazioni spaziali, dei controlli dei sistemi di bordo più sofisticati e delle stampanti 3D per riparare in orbita i componenti, in plastica o metallo, necessari alla stazione. Esso ospiterà 4 astronauti che lo abiteranno per missioni di 30-90 giorni. Per assemblarlo, verranno prima ultimati 2 progetti:

-lo sviluppo di un lanciatore in grado di inviare in orbita i suoi 7 moduli, lo Space Launch System (SLS)

-la costruzione della capsula Orion, il taxi spaziale che trasporterà gli astronauti dalla Terra alla stazione orbitante e viceversa.

A differenza dell’Iss, il Lunar Gateway non sarà solo un laboratorio scientifico dove testare nuove tecnologie in assenza di gravità, ma anche una base di appoggio per le prossime missioni sulla Luna. Nella stazione attraccheranno infatti le sonde robotiche coi campioni di roccia prelevati sulla Luna e coordinerà la costruzione della base lunare. Inoltre diventerà un vero e proprio trampolino di lancio per le future missioni su Marte, controllando l’assemblaggio del lanciatore e fornendogli il carburante necessario, cioè idrogeno e ossigeno liquidi estratti sulla Luna. Ecco perchè la stazione è chiamata “Gateway”, cioè “portale”, perchè permetterà l’accesso allo spazio profondo.

La prima tappa di questo portale è proprio la Luna, su cui realizzare un villaggio, un progetto teorico ma fondato su possibilità reali. Esso potrebbe avere sede al Polo Sud della Luna, vicino alle grandi riserve d’acqua ghiacciata o nelle grotte sotterranee create dall’antica attività vulcanica della Luna.

La base lunare servirà a diversi scopi:

  • estrarre dal suolo acqua e altre risorse

  • fare ricerche scientifiche sulla Luna e sul Sistema Solare

  • fornire supporto alle missioni spaziali, rifornendo di carburante la stazione lunare orbitante e le missioni per Marte. Sulla Luna infatti si potrebbe costruire una base di lancio per lo spazio, perchè per andare in orbita occorrerebbe meno propellente, data la minor gravità e l’assenza di atmosfera.

Gli alloggi della base avranno forma a igloo con pareti da 80 a 200 cm di spessore e saranno realizzati con mattoni più resistenti del cemento, ottenuti fondendo la regolite lunare, con un’intercapedine d’acqua per proteggere dalle radiazioni ionizzanti. Gli igloo ospiteranno non solo gli alloggi degli astronauti, ma anche spazi per gli esperimenti scientifici e una serra dove coltivare cavoli e patate in vasche idroponiche illuminate da Led.

I problemi da risolvere sono ancora molti, infatti vivere sulla Luna significa rimanere esposti a radiazioni pericolose, alla caduta di meteoriti e a temperature che oscillano dai +127°C nelle zone illuminate a -173°C in quelle buie, in un ambiente che ha solo 1/6 della gravità terrestre e non ha atmosfera. Gli scienziati sostengono però che tali problemi sono superabili, infatti migliaia di esperti in tutto il mondo stanno lavorando per risolverli.

Tornare sulla Luna permetterà inoltre di testare le tecnologie per vivere su un altro pianeta, a una distanza che permette un rapido rientro in caso d’emergenza. Vivere sulla Terra sarà sempre più difficile, infatti stiamo inquinando l’ambiente, modificando localmente il clima ed esaurendo le risorse. Dobbiamo quindi abituarci all’idea di stabilirci su una nuova Terra. La Luna può essere il primo passo, dato che è vicina a noi, ma non ha atmosfera e ha una gravità troppo debole per trattenerla. Così alcuni scienziati pensano di rendere vivibile la rarefatta atmosfera di Marte, che potrebbe diventare abitabile in 200 o 1000 anni: il tempo necessario per far sciogliere le sue riserve d’acqua ghiacciata e immettere ossigeno nell’aria facendovi crescere la vegetazione.

La nuova sfida di Trump:

il programma Artemis

Come Kennedy nel ’61, anche l’attuale presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato una sfida: tornare sulla Luna entro il 2024. Egli infatti ha chiesto alla Nasa un’accelerazione del programma lunare che porterà allo sviluppo del Lunar Gateway.

Nella sua visione politica le attività spaziali sono uno strumento per esprimere la potenza degli Stati Uniti sia nell’ambito tecnologico che militare. Il presidente vorrebbe quindi che l’agenzia spaziale dedicasse più risorse all’esplorazione lunare a scapito delle attività legate all’osservazione della Terra, soprattutto quelle che riguardano il clima.

Il costo economico di questa accelerazione del programma lunare dovrebbe essere di circa 2 miliardi di dollari in più ogni anno, da trovare con un finanziamento extra o un taglio ad altri dipartimenti. Ad ottobre il Congresso dovrà approvare il budget della Nasa per l’anno 2020, che ammonta a 21 miliardi di dollari, di cui la metà è destinata proprio all’esplorazione della Luna. L’amministrazione Trump ha aggiunto inoltre 1,6 miliardi di dollari per “tornare nello spazio alla grande”.

La Nasa ha previsto la progettazione e la costruzione di un lander per trasportare gli astronauti dal Lunar Gateway fino alla superficie della Luna; la realizzazione delle nuove tute spaziali; l’accelerazione dello sviluppo dello Space Launch System, il cui costo è di 30 miliardi + 7,5 per le infrastrutture di lancio, e della capsula Orion, che costerà invece 20 miliardi; la costruzione degli elementi per la stazione orbitante e la sovvenzione dei progetti correlati, come lo sviluppo di un sistema di atterraggio sulla Luna e dei robot che precederanno l’uomo sulla superficie lunare.

L’amministratore della Nasa Jim Bridenstine ha dichiarato che il nuovo programma lunare si chiamerà Artemis, cioè Artemide, la sorella gemella di Apollo, “divinità protettrice” della 1aserie di missioni americane.

La scelta di un nome femminile per il programma è dovuta al fatto che la prossima orma sulla Luna sarà proprio quella di una donna.

Egli ha aggiunto inoltre che il programma Artemis è un’opportunità unica per riportare l’uomo sulla Luna e che per far sbarcare gli astronauti vicino al Polo Sud lunare entro 5 anni c’è bisogno di tutto quello che l’America può offrire per arrivare fino in fondo.

ESA: dati e cifre

Anche la Commissione Europea ha proposto all’Europarlamento e al Consiglio Europeo di aumentare il budget dell’Esa, che per gli anni 2021-2027 dovrebbe ammontare a 16 miliardi di euro, 5 in più rispetto agli investimenti 2014-2020.

I progetti dell’agenzia spaziale prevedono, oltre lo studio della Terra e dell’Universo in generale e la partecipazione al progetto del Lunar Gateway, anche lo sviluppo di tecnologie e servizi satellitari sempre più accurati per la navigazione, il monitoraggio di eventuali emergenze ambientali e cambiamenti climatici e la sorveglianza per stroncare traffici illegali.

Le attività dell’Esa sono finanziate con il contributo economico degli Stati Membri, calcolato in base al prodotto interno lordo di ciascun paese, per esempio il contributo dell’Italia vale il 13,7 % dell’intero budget, quindi circa 500 milioni di euro l’anno.

Inoltre l’Esa conduce un certo numero di programmi opzionali e ogni Stato Membro decide a quali aderire e l’importo con cui desidera contribuire.

La spesa spaziale pro-capite di ciascun cittadino europeo è piuttosto bassa, infatti in media il contributo di ogni cittadino di uno Stato Membro dell’Esa è pari al prezzo di un biglietto per il cinema, mentre negli Stati Uniti gli investimenti civili ammontano a quasi il quadruplo.

Gli investimenti dei privati

Per raggiungere l’ambizioso obiettivo di Trump sarà fondamentale la collaborazione delle imprese private, che hanno meno costi amministrativi degli enti spaziali pubblici e quindi questo ridurrà il costo delle missioni lunari. Una delle compagnie private che adesso affianca la Nasa, permettendo di rilanciare il primato americano nello spazio, è Space X di Elon Musk, che mesi fa ha addirittura venduto ad una cifra astronomica il 1° biglietto per un viaggio in orbita lunare a un miliardario giapponese. Il viaggio a bordo del Big Falcon Rocket è previsto per il 2023 e durerà una settimana.

Altri privati che stanno investendo nello spazio sono la Blue Origin del proprietario di Amazon Jeff Bezos e la Spaceship one fondata dal cofondatore di Microsoft Paul Allen.

Saranno perciò le aziende private ad organizzare i viaggi dei razzi che invieranno sonde e robot automatici per esplorare la superficie e trasporteranno merci nello spazio, come gli strumenti scientifici costruiti dalle agenzie spaziali, che diventeranno quindi clienti di questi servizi lunari commerciali.

Si è stimato che in questo modo una missione sulla superficie della Luna potrebbe costare la metà di quanto costava un decennio fa e i prezzi potrebbero scendere ulteriormente. Per raggiungere questo scopo la Nasa metterà a disposizione delle aziende private i suoi tecnici e l’accesso ai suoi impianti.

Il ritorno economico delle missioni lunari

Le missioni lunari hanno un ritorno molto più alto del capitale investito, infatti, come hanno messo in evidenza gli economisti, gli investimenti nel settore dello spazio rendono moltissimo. Si stima che per ogni euro di denaro pubblico investito oggi nel programma spaziale dai Paesi Membri dell’ESA vi è un ritorno da 3-4 euro fino a 6-12 euro, mentre per la Nasa il ritorno stimato è tra 6 e 9 volte quanto investito. Questo moltiplicarsi di denaro deriva in parte dai contratti che le aziende dei singoli Paesi stipulano per realizzare per esempio razzi e parti di satelliti, creando così nuovi posti di lavoro. In Europa per esempio nell’industria dello spazio sono impiegate circa 231 mila persone, con un ricavo di circa 60 miliardi e un volume di affari secondo solo agli Stati Uniti.

Ma il ritorno economico proviene soprattutto dalle ricadute tecnologiche, infatti le tecnologie nate con le imprese spaziali, in particolare con le missioni Apollo, e poi entrate nella nostra vita quotidiana sono talmente tante che sarebbe impossibile elencarle tutte. Tra di esse ci sono ad esempio i microchip derivati dai circuiti integrati del computer di guida dell’Apollo che hanno portato ai pc e ai telefoni cellulari; un sistema simile all’odierna Tac che nacque per evidenziare imperfezioni nei materiali; i filtri per purificare l’acqua degli Apollo utilizzati oggi in diversi contesti per eliminare virus e batteri e delle tecniche per liofilizzare i cibi per le missioni Apollo. Inoltre possiamo ricordare anche l’invenzione di utensili alimentati a batteria, come il trapano; i fogli multistrati di metallo da cui derivano le coperte termiche per escursioni o emergenze umanitarie; le tute ignifughe degli Apollo da cui sono nate quelle utilizzate dai piloti di auto o dai pompieri; il tessuto delle tute da cui derivano materiali resistenti utilizzati per esempio come coperture negli stadi e gli scarponi degli astronauti da cui provengono gli scarponi isolanti da montagna per camminare sulla neve.

Questi sono gli esempi più evidenti dell’eredità tecnologica che ci hanno lasciato le missioni Apollo, per le quali gli Stati Uniti hanno speso solo un ventesimo dei fondi necessari per le guerre in Iraq e Afghanistan o un quinto della guerra in Vietnam. Il budget della Nasa infatti, negli anni della corsa alla Luna, era in media solo il 2,2 % del bilancio americano.

Nel 1989 l’allora presidente degli Usa George Bush definì quindi il programma Apollo l’investimento più remunerativo da quando Leonardo da Vinci si comprò un quaderno per i propri schizzi.

Ciàula scopre la Luna

Nella novella di Luigi Pirandello “Ciàula scopre la Luna” vediamo come una bellezza naturale, quale la Luna, riesca a commuovere Ciàula, un minatore che lavora in una cava di zolfo in Sicilia. La novella viene pubblicata per la 1avolta nel 1907 e fa parte della raccolta “Novelle per un anno”. L’ambiente, analogamente alla novella di Verga, Rosso Malpelo, è quello di una cava siciliana, ma a differenza di Verga che evidenzia la durezza delle condizioni di vita e lo sfruttamento dei lavoratori, Pirandello si concentra soprattutto sull’analisi interiore dei personaggi e sul tema della solitudine dell’uomo e della sua impossibilità di comunicare con gli altri e di farsi comprendere da loro.

Come Rosso Malpelo, anche Ciàula è un “diverso”, un povero scemo preso in giro da tutti e sfruttato dai superiori. Ma è proprio la sua diversità a renderlo unico, perchè la sua innocenza gli consente di provare la stessa meraviglia di un bambino davanti alla visione della Luna.

La novella è divisa in 3 momenti.

Il 1° si svolge all’esterno della cava e presenta la ribellione dei lavoratori che non accettano di prestare lavoro straordinario e vanno via ignorando le minacce del sorvegliante Cacciagallina che voleva farli restare per finire il carico di quel giorno. Egli costringe allora a terminare il lavoro l’unico minatore rimasto, Zi’ Scarda, vecchio e cieco da un occhio, che a sua volta si impone sul suo “caruso”, Ciàula.

In questa prima fase domina il discorso diretto e l’uso di termini dialettali ed espressioni popolari vicine al parlato.

Il 2° momento si svolge all’interno della cava in cui Ciàula e Zi’ Scarda terminano il lavoro. In esso viene meno il discorso diretto per dare spazio a considerazioni di tipo psicologico su Ciàula e la sua paura del buio della notte. Infatti Ciàula, perfettamente a suo agio nel buio della cava, è invece intimorito dal buio della notte. Questa paura è nata quando nella miniera era scoppiata una mina che aveva ucciso il figlio di Zi’ Scarda e aveva fatto perdere a quest’ultimo un occhio. Per la paura dello scoppio Ciàula si era nascosto in un antro noto solo a lui ed entrandoci aveva rotto la sua lanterna. Rimasto in quella grotta per un tempo indeterminato, non aveva avuto paura di muoversi all’interno della miniera per trovare l’uscita, mentre il timore lo aveva assalito quando si era ritrovato solo, nel buio della notte, senza riuscire a vedere ciò che lo circondava.

Nel 3° momento, il più importante, l’interesse è tutto concentrato sulla stato d’animo di Ciàula, prima con la paura del buio che avrebbe trovato fuori e poi con il suo stupore quando scopre la Luna e si trova solo con se stesso di fronte ad essa. Ciàula segue un percorso dal buio alla luce, dal basso verso l’alto, sia in senso spaziale che morale. Infatti, con un sacco pieno di zolfo sulle spalle, egli comincia a salire la scala che porta fuori dalla cava e per la paura non riesce neanche ad emettere il solito verso della cornacchia da cui deriva il suo soprannome. Quando arriva in prossimità degli ultimi scalini, si accorge con grande meraviglia di essere circondato da una luce simile a quella del Sole. Sbalordito, lascia cadere il sacco dalle spalle e apre le mani nere verso la fonte di luce, la Luna. Ciàula sapeva della sua esistenza, ma non si era mai soffermato ad osservarla. Si siede allora sul sacco e comincia a piangere per la commozione, il conforto e la dolcezza che sente dentro nell’avere scoperto la Luna, grazie alla quale non ha più paura né si sente più stanco.

De la Terre à la Lune

“De la Terre à la Lune” est un roman de Jules Verne, un écrivain français qui est considéré comme le père de la science-fiction, un genre littéraire et cinématographique qui mêle la fantaisie avec des principes scientifiques tout en explorant des futurs possibles. En effet il reussit à anticiper des exploits comme le voyage sur la Lune.

L’œuvre, paru en 1865, figure parmi les romans les plus connus de Jules Verne et appartient à la série des “Voyages extraordinaires”, plus de 60 romans parmi lequels: “Voyage au centre de la terre”, “Vingt mille lieues sous les mers”, “L’ Île mystérieuse”, “Le tour du monde en quatre-vingts jours”.

Dans ce roman et dans sa suite “Autour de la Lune”, on raconte l’exploit des membres du Gun Club de Baltimore, qui ont construit un boulet de canon pour arriver sur la Lune. Le français Michel Ardan propose une modification du boulet pour y faire entrer des hommes et se propose lui même pour la mission. En effet, il y partecipera à côté du président du Club, Impey Barbicane, et de son adversaire politique, le capitaine Nicholl, qui ont fait un pari sur le succès de l’entreprise. Le tir reussit mais le projectile entre en orbite autour de la Lune. Alors les trois hommes doivent chercher des moyens d’abord pour ne pas mourir de faim et de manque d’oxygène, ensuite pour revenir sur la Terre. Enfin ils gagneront leur pari.

Le personage Michel Ardan représente un hommage de Verne à son ami, le photographe Nadar, en effet Ardan est une anagramme de Nadar. Celui-ci, comme Jules Verne, était passionné de nouveautés techniques et il est le premier à photographier Paris du ciel, grâce à un vol en ballon qui a inspiré le premier roman de Verne, “Cinq semaines en ballon”.

Les œuvres de Jules Verne sont devenues des classiques pour les jeunes et ont inspiré beaucoup de film.

Un cratère lunaire, le Jules Verne, porte le nom de l’auteur du roman.

Gli effetti dell’assenza di gravità sull’uomo

Negli astronauti delle missioni Apollo furono riscontrate aritmie e battiti irregolari del cuore, che i medici della Nasa pensarono fossero dovute ad una carenza di potassio della dieta, mentre in realtà erano dovute all’assenza di gravità.

Infatti vivere per un certo periodo senza la forza di gravità ha molte conseguenze negative sull’uomo.

Nel caso del cuore, per esempio, avviene un suo indebolimento, perchè non dovendo più contrastare la forza di gravità per pompare il sangue nel corpo, esso riduce il suo volume, così come accade a qualsiasi muscolo che non viene più utilizzato.

Quando tornano sulla Terra gli astronauti non riescono a muoversi bene proprio perchè i loro muscoli si sono indeboliti, infatti anche se nella navicella continuano a svolgere attività fisica, farla senza la forza di gravità porta ad un dimezzamento della potenza fisica.

Per esempio l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) che orbita intorno alla Terra, trascorre fino a 2 ore al giorno allenandosi con diverse attrezzature ginniche: 2 tapis- roulant, utilizzati per simulare la camminata e la corsa in condizioni di gravità normale, una macchina per gli esercizi di resistenza che consente un’attività simile al sollevamento pesi sulla Terra e una bicicletta ergometrica che serve ad esercitare le braccia o le gambe.

Anche parlare non è facilissimo, perchè dopo mesi senza gravità anche la lingua e le labbra sembrano pesanti e i movimenti che servono per articolare il linguaggio non sono più spontanei come prima di partire.

Un altro problema grave che non può essere completamente risolto con gli integratori è la perdita di calcio nelle ossa e la riduzione della loro intensità dell’1-2 % per ogni mese passato nello Spazio. Non essendoci la gravità, infatti, le ossa non subiscono il peso del corpo e quindi non si rigenerano. Gli astronauti devono quindi prendere dei farmaci contro l’osteoporosi e fare ginnastica.

Le conseguenze si avvertono anche sulla vista, perchè senza la gravità il nervo ottico si gonfia e schiaccia i bulbi oculari e quindi è come essere affetti da presbiopia, che non consente di distinguere chiaramente gli oggetti vicini. Inoltre si possono anche vedere delle macchie.

Un altro serio problema degli astronauti in assenza di gravità è il senso di disorientamento e nausea che in alcuni casi provoca anche il vomito. Ciò è dovuto al fatto che l’apparato vestibolare dell’orecchio, che regola l’equilibrio, non essendo più soggetto alla forza di gravità, invia al cervello dei segnali disorientanti che gli impediscono la percezione dell’alto e del basso. Si ha così la cosiddetta “sindrome di adattamento allo Spazio”, i cui sintomi tendono a sparire in 2-3 giorni, ma questo varia da soggetto a soggetto.

Durante i primi giorni inoltre si hanno difficoltà respiratorie e dal punto di vista emotivo si ha un notevole grado di irritabilità, provocato dalle difficili condizioni in cui si opera.

Al ritorno dai loro viaggi nello Spazio, gli astronauti presentano anche insonnia e ansia, ma un prolungato riposo e un adeguato trattamento “antistress” possono rimediare.

Appena rientrati sulla Terra, gli astronauti devono quindi fare un vero e proprio percorso di riabilitazione per rafforzare ossa e muscoli per riuscire a camminare di nuovo normalmente, per non avere più problemi di equilibrio e afferrare gli oggetti senza difficoltà, per riabituarsi al cibo e alle bevande terrestri, per recuperare pienamente la vista e per rafforzare il sistema immunitario. Infatti per le prime 3 settimane devono limitare i contatti con gli altri essseri viventi perchè sono più sensibili a germi e batteri e potrebbero ammalarsi facilmente. Inoltre devono rimanere sotto controllo per verificare che non abbiano subito danni a causa dell’esposizione alle radiazioni spaziali e che non manifestino problemi psicologici.

Gli scienziati della Nasa affermano però che nonostante gli inconvenienti non c’è nulla nel corpo e nella mente umana che possa impedire la lunga permanenza dell’uomo nello Spazio.

Space Oddity

“Space Oddity” è un brano musicale scritto dall’artista inglese David Bowie, una delle più grandi rockstar di sempre, e pubblicato l’11 luglio 1969, in tempo per l’impresa dell’Apollo 11.

Il titolo è un gioco di parole con “Space Odyssey”, il famoso film “2001: Odissea nello spazio”, che ha ispirato il cantante, in particolare le immagini del finale, tanto da inserire nella coda della canzone un riferimento ad “Atmosphres”, brano conclusivo del film. Un’altra fonte d’ispirazione per Bowie è stata la raccolta di racconti di fantascienza di Ray Bradbury, ma soprattutto l’allunaggio dell’estate del ’69.

Si pensa che il brano si riferisca in particolare alle condizioni degli astronauti dell’Apollo 8, ma il protagonista della canzone, Major Tom, è un astronauta di fantasia e “Space Oddity” parla proprio del suo viaggio spaziale. La sua partenza dalla Terra ha successo e inizialmente tutto procede secondo i piani, ma ad un certo punto, durante il viaggio, la Torre di Controllo tenta di ristabilire i contatti con l’astronauta ma il suo circuito è spento.

Riguardo al significato della canzone, Bowie in un’intervista affermò che “Space Oddity” parla “del sentirsi soli”, infatti sono presenti alcuni versi malinconici come “penso che la mia astronave sappia dove andare”, che contribuiscono a far vedere il brano come rassegnazione e accettazione del proprio destino. Inoltre la Torre di Controllo sulla Terra è stata interpretata come metafora del grembo materno, un ambiente che nutre e dà certezze ma che l’individuo perde quando viene catapultato nella vita.

Invece la frase “il pianeta Terra è triste e non c’è niente che io possa fare” si pensa che sia una citazione della 1afrase pronunciata nello spazio dall’astronauta sovietico Jurij Gagarin, che effettuò il 1° volo spaziale umano intorno alla Terra il 12 aprile 1961.

Eppure anche se il senso di solitudine è alla base della canzone, “Space Oddity” non è un brano del tutto cupo e disperato, infatti soprattutto all’inizio il dialogo tra la Torre di Controllo e Major Tom suona come il gioco di 2 ragazzi con il walkie-talkie e Bowie usa spesso parole “infantili” al posto di quelle che utilizzerebbe un adulto, come “astronave” (spaceship) al posto di “razzo” (rocket) e “conto alla rovescia” (countdown) invece di “sequenza di accensione” (ignition sequence) e anche il nome di “Major Tom” sembra quello di un eroe d’azione degli anni ’50 piuttosto che di un reale astronauta.

“Space Oddity” oltre che in Europa uscì anche negli Stati Uniti, in Canada, Giappone, Australia e molti altri paesi. Alcune delle loro emittenti la adottarono come inno non ufficiale degli avvenimenti della missione Apollo 11, anche se la storia di un astronauta che non torna dal suo viaggio non venne apprezzata da alcune radio che rifiutarono di trasmetterla. In patria la BBC trasmise “Space Oddity” durante i servizi dedicati all’allunaggio e da allora la canzone è stata spesso presente nei documentari sulle esplorazioni spaziali.

Lo stile, l’arrangiamento e anche il testo si rifanno molto ai modelli folk rock statunitensi di fine anni ’60, in particolare ai brani dei Bee Gees.

La passeggiata di Major Tom è evocata più nei suoni che nelle parole, infatti David Bowie fu uno dei primi artisti ad introdurre nel rock lo stilofono, uno strumento musicale elettronico formato da una tastiera metallica controllata da una piccola penna elettronica.

Nel 1969 venne realizzato un film promozionale del brano in cui David Bowie interpreta il ruolo di Major Tom. Il video termina con il maggiore Tom seduto nel suo “barattolo di latta”, così come viene chiamato nella canzone, con 2 donne al fianco che rappresentano angeli o alieni o forse entrambi.

Nel 1980 Bowie ha creato un sequel della canzone dal titolo “Ashes to Ashes”, ma piuttosto che una continuazione letterale della storia del Major Tom, il brano si riferisce più alla storia personale del cantante e ai suoi problemi di droga. Nel 1995 Bowie pubblicò inoltre una canzone intitolata “Hallo Spaceboy”, che fa riferimento al Major Tom nella versione remix che il cantante ha pubblicato con i Pet Shop Boys nel 1996.

Un astronauta, forse il Major Tom, compare nel video musicale della canzone “Slow Burn” nel 2002, mentre in quello della canzone “Blackstar”, inserita nell’omonimo album pubblicato nel 2016 2 giorni prima della morte del cantante, viene raffigurato un astronauta morto, il cui cranio viene recuperato da una femmina aliena che successivamente lo adora come una reliquia e si pensa che rappresenti il destino finale del maggiore Tom.

“Space Oddity” detiene il primato di 45 giri di Bowie più venduto nel Regno Unito e rimane una delle sue canzoni più note.

Esso fu il 1° 45 giri del cantante pubblicato in Italia, in cui all’inizio del 1970 venne pubblicata una versione cantata in italiano intitolata “Ragazzo solo, ragazza sola”, con un testo però non attinente a quello originale.

Oltre ad ottenere il disco d’oro in Italia nel 2015 e il disco d’argento nel Regno Unito nel 2016, “Space Oddity” è stata inclusa tra le “500 canzoni che hanno plasmato il rock and roll” della Rock and Roll Hall of Fame.

Il 12 maggio 2013, il colonnello e comandante della Expedition 35 Chris Hadfield ha intonato la canzone a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, con il testo in parte modificato, prima di rientrare sulla Terra.

Il culto della Luna

La Luna è sempre stata per l’uomo oggetto di un fascino particolare, in quanto è il corpo celeste che dopo il Sole appare con maggior evidenza nel cielo, per cui sin dall’antichità è stata venerata da molti popoli. In principio infatti gli uomini hanno divinizzato i fenomeni naturali che non riuscivano a comprendere e a spiegare e la natura è stata quindi il primo oggetto della religione, termine che deriva dal latino “religio” e che ha il significato di “legare”, nel senso di legare l’uomo alla divinità.

Sono nate allora le religioni naturali, che a differenza di quelle rivelate in cui è Dio che si rivela all’uomo, sono esperienze religiose nate dall’intelligenza dell’uomo, che osservando l’universo e i fenomeni naturali intuisce in essi una presenza divina.

La Luna è diventata così un simbolo di adorazione e soprattutto le sue fasi hanno affascinato l’uomo a tal punto da credere che le vicende umane, come l’amore, la felicità, la malattia e la salute, la nascita e la morte, venissero influenzate da esse. La Luna crescente per esempio era considerata di buon auspicio per la semina delle colture e per il successo di determinate imprese, mentre la Luna calante era simbolo di fine e di distruzione, infatti le persone si sposavano, iniziavano una nuova attività e viaggiavano proprio in base alle fasi lunari.

Anche gli antichi Greci tentarono di dare una spiegazione a queste fasi, ma, non trovando risposte, si rivolsero più alla superstizione e alla divinizzazione. La dea Selene era la personificazione della Luna piena, Artemide della Luna crescente, Ecate della Luna calante e infine Perseide della Luna nuova.

Analogamente nella religione romana alla Luna piena era associata la dea Luna e alla Luna crescente Diana, alle quali venivano offerti i doni della Terra, ma anche sacrifici animali e umani. Esse inoltre erano delle figure protettrici, che assistevano le partorienti, la balie e favorivano la crescita di ogni genere.

Le dee greche e romane dimostrano come le divinità lunari fossero spesso femminili, come Iside, adorata dagli antichi Egizi, Chang’e dai Cinesi, Caelestis dai Cartaginesi e Lucina ad Efeso, in cui era considerata la dea della fecondità.

Per i popoli germanici la Luna era una cacciatrice che cavalcava nella notte attraverso la foresta e di giorno in luoghi isolati, sotto forma di una bellissima donna. I documenti medioevali germanici le danno il nome di Holda o Holle.

Si possono però trovare anche divinità lunari maschili, come Sin degli Assiri e dei Babilonesi, Men del popolo indoeuropeo dei Frigi, Tsukuyomi dei giapponesi e Chandra degli induisti.

Inoltre la Luna presso alcuni popoli era considerata la terra dei morti o il mondo delle anime in attesa di rinascita.

Grandi e piccoli templi furono innalzati in suo onore, come i templi di Luna e Diana sull’Aventino, quello della dea Caelestis presso Cartagine e il tempio di Efeso.

Ancora oggi nel centro dell’Africa il popolo dei Watussi venera la Luna.

Nella Bibbia la Luna viene citata molto spesso insieme alle stelle ma, così come è scritto nel libro del Deuteronomio, essa ricorda che non ci si deve inginocchiare davanti ai corpi celesti, perchè sono parte del Creato e non divinità da adorare. La Luna, che poi viene citata altre 54 volte, compare per la 1avolta nel capitolo 37 del libro della Genesi, quando Giuseppe, figlio di Giacobbe, racconta al padre di un sogno in cui il Sole, la Luna e 11 stelle si prostrano davanti a lui. La Luna rappresenta la madre di Giuseppe, il Sole è il padre e le stelle gli 11 fratelli.

Il profeta Baruc invece fa notare che nessuno degli astri, per quanto bello e luminoso, è superiore a Dio, ma tutti ci ricordano ogni giorno di dire grazie al Creatore per le meraviglie che ci ha donato nel Creato.

Magritte e la Luna

La Luna ha ispirato molti artisti, tra cui il belga Renè Magritte, uno dei pittori surrealisti più originali e famosi, che ha fatto di essa la protagonista di molte sue opere, come “L’abito da sera” del 1954 e “Il Maestro di scuola” del 1955.

In essi la luna è a falce, rivolta nel 1° a est e nel 2° a ovest, bianchissima e su uno sfondo privo di stelle, di un blu pervinca. Essa è posta immediatamente sopra il capo di figure umane (l’uomo con la bombetta nel “Maestro di scuola” e una giovane donna nell’ “Abito da sera”), che volgono le spalle allo spettatore del quadro.

Magritte ha sempre pensato che la pittura dovesse essere poesia e che essa evoca il mistero. Infatti i personaggi, volgendo le spalle a noi che osserviamo il dipinto, non si presentano frontalmente e quindi non ci offrono il loro volto e con esso la possibile decifrazione dei loro pensieri. Questo perchè quel che deve interessare a chi lo osserva non è la figura umana, ma il paesaggio che contempla, che è appunto la luna, luminosa nel cielo, limpido e senza stelle, al di sotto del quale si stende un paesaggio appena abitato, in cui si intravedono alcune case, filari di alberi in lontananza e ciottoli su un suolo desertico in prossimità nel “Maestro di scuola”, mentre nell’ “Abito da sera” lo sfondo è occupato da una distesa azzurra d’un tono più chiaro del cielo, cioè un mare calmo e senza onde.

Magritte era solito domandare ai suoi amici quello che pensavano delle sue opere e di trovarvi un titolo, che nasceva quindi dall’immaginazione dell’osservatore. Ecco perchè i titoli dei suoi quadri sono sempre lontani dal soggetto proposto, perchè non stati dati per spiegare, ma per aggiungere del mistero. Lo stesso Magritte affermava che i titoli dei quadri non sono spiegazioni e i quadri non sono illustrazioni dei titoli.

Enigmatico resta il titolo del “Maestro di scuola”, mentre quello dell’altro quadro ci aiuta a comprendere il motivo per il quale la giovane donna ritratta di spalle è nuda. L’ abito da sera infatti è quel cielo e quel mare e la luna stessa, con cui la giovane donna ha presumibilmente un appuntamento.

Nel caso del dipinto “Sedici Settembre” del 1956, fu l’amico poeta surrealista Louis Scutenaire a scegliere il titolo. L’opera rappresenta un falcetto di luna appoggiato sulla chioma di un albero nei colori grigio-blu della sera.

Come la ciotola, la pipa, il flauto, l’acqua e le nuvole, la luna è un motivo ricorrente nelle opere di Magritte. La particolarità però non è nella loro raffigurazione che avviene in tutta semplicità, ma nel modo in cui essi vengono associati. Magritte infatti cerca l’effetto sorpresa sovrapponendo, come in questo quadro, soggetti diversi posti al di fuori del loro contesto naturale ed è proprio questo alla base dell’originalità dei suoi quadri, come in “Le poison” del 1939, in cui la luna e le stelle brillano nel buio delle facciate delle case. Tre finestre si illuminano al centro del dipinto e da una di esse si scorgono i rami di un albero. Il cielo invece, attraversato da nuvole grigie, è illuminato dalla debole luce del sole al tramonto.

Una delle opere più note di Magritte in cui compare ancora una volta la luna è “La battaglia delle Argonne” del 1959.

Essa porta il nome della battaglia del 1918 in cui francesi ed alleati respinsero i tedeschi al di là della Mosa. Nella parte sottostante del dipinto l’alba diffonde il suo chiarore su un borgo di campagna, mentre nel cielo una roccia grigia è sospesa accanto ad una nuvola contro ogni legge naturale, ma la falce di luna posta al centro ci assicura che è tutto vero e normale. L’immagine sembra rappresentare il momento prima dello scontro tra la nuvola e il masso, tra “leggero” e “pesante”, tra “felicità” e “paura”, tra “bianco” e “nero”.

Un’opera molto particolare di Magritte è “L’uomo e la notte” del 1964, in cui egli scambia il soggetto con lo sfondo, infatti la sagoma dell’uomo con la bombetta dovrebbe essere scura contro il cielo della sera illuminato dalla luna, mentre accade il contrario e l’ombra dell’uomo diventa quindi la notte che lo circonda.

L’ultimo lavoro del pittore belga è “La pagina bianca” del 1967, in cui il soggetto è un lontano profilo di case che si staglia nel chiarore del cielo dove compare la luna piena dipinta su delle foglie sospese.

La luna è presente in molti altri quadri di Magritte, come “I misteri dell’orizzonte”, “Architettura al chiaro di Luna”, “L’anello d’oro”, “La voce del sangue” e “Jupiter in Virgo”, perchè essendo un elemento notturno è legato a ciò che non si vede e quindi al mistero, il mistero che si nasconde nel quotidiano che egli dipinse per tutta la sua vita.